Una nostra recente degustazione mi dà lo spunto per parlarvi ancora di Michele Satta e della sua passione per il vino e per la cultura contadina come patrimonio di unità con la natura e di rispetto del territorio. Dal 1991 ha sempre voluto produrre un vino fedele al prestigio dei grandi vini toscani ma che sapesse esprimere anche la sua visione e la sua esperienza in vigna. Per questo affianca al Cabernet Sauvignon e al Merlot le uve di Sangiovese e Syrah che meglio esprimono il terroir mediterraneo di Bolgheri.
La particolarità della DOC Bolgheri sta nel fatto che comprende un’area di suoli affacciata verso ovest sul Mar Tirreno e circondata dalle colline, come se da un palco si guardasse una platea.
Le vigne di Satta sono tra quelle più a sud di tutto il comprensorio e sono situate al centro del comune di Castagneto Carducci e dunque dell’area riservata alla produzione di vini Bolgheri Doc, per circa 23 ettari. In ogni vigna sono presenti le cultivar che Michele ha ritenuto, dopo anni di osservazioni, essere le più rappresentative di Bolgheri che per i bianchi sono Viognier, Vermentino e Sauvignon, mentre per i rossi sono Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Sangiovese e Teroldego. La presenza dei singoli vitigni nelle diverse vigne, permette di avere numerose espressioni varietali e capire in ogni annata come si comportano le vigne. I vigneti che esprimono maggior equilibrio e complessità forniranno così le uve per i vini più importanti.
E così torniamo alla nostra degustazione e a Marianova, la prima esperienza di seconda generazione Satta, e il primo Bolgheri Superiore DOC che non ha nessuna uva bordolese nel blend ma che tramite le migliori uve Syrah e Sangiovese esprime tutta l’armonia di questo terroir che sa dare ai vini profondità, complessità e struttura rare. La prima annata è del 2015 ed è vinificato in botti di legno, con fermentazione malolattica in barriques e affinato per 18 mesi in anfora. Tecnicismi a parte, ogni sorso è una goccia di Toscana.