Il Nebbiolo è un vitigno autoctono a bacca nera del Piemonte, dove è coltivato giá dal 13° secolo e che dà origine ad alcuni dei vini più pregiati e longevi del mondo. Gli acini hanno la polpa è dolce, succosa, con la buccia sottile ma resistente e ricca di tannini, di colore violaceo scuro, che in autunno tende al grigiastro e la vendemmia viene fatta manualmente, con la selezione delle uve sia al momento della raccolta sia in cantina. Questo vitigno è delicato e difficile da coltivare: cresce solo in determinati climi e ha bisogno di tantissime attenzioni sia in vigna che in cantina. Parliamo di una varietà di vite molto vigorosa: è sempre la prima varietà a germogliare, di solito all’inizio di aprile, e matura lentamente fino a novembre tanto che spesso si vendemmia tra le nebbie autunnali e questo lo rende vulnerabile ai rischi del tempo. A detta di alcuni il nome “nebbiolo” ha origine proprio perchè è vendemmiato tra la nebbie mentre, secondo una teoria meno suggestiva, il nome deriverebbe dalla pruina, la tipica patina opalescente che ricopre i grappoli e che ricorda la nebbia. É l’unico vitigno italiano che si identifica con il territorio, tanto che al di fuori di Piemonte e Lombardia, il Nebbiolo fatica a trovare una precisa identità e anche ad attecchire. In Piemonte a questo vitigno sono riservati i terreni migliori dei comuni della “Langa del Barolo”, sui versanti collinari esposti da sud a sud ovest compresi in una altitudine tra i 200 e i 450 metri sul livello del mare.
Ma quali sono le caratteristiche del vino che nasce da questo nobile vitigno? I vini base sono il Langhe Nebbiolo e il Rosso Valtellina, trasparenti, non eccessivamente concentrati e con note di frutti di bosco, tabacco, cuoio e violetta. Se invece parliamo di Barbaresco, Barolo o Roero il vino deve essere trasparente con bordo color mattone e deve racchiudere in sé tutti i profumi delle Langhe in Autunno: tartufo, nocciole tostate, terra, frutti di bosco e cioccolato. La capacità di invecchiamento del Nebbiolo è nota a tutti, affina in botti per 12 mesi e con l’età sviluppa tutto il suo potenziale: diventa aranciato, i sentori floreali appassiscono, emergono note affumicate, legnose e il tannino si affina.
Uno dei vini più pregiati 100% Nebbiolo è il Barbaresco, che è possibile produrre solo in 4 comuni (principalmente Barbaresco, Neive, Treiso e Alba) secondo il disciplinare della Regione che ne garantisce il marchio DOCG. Si può chiamare Barbaresco solo dopo un invecchiamento di almeno 26 mesi, di cui 9 in legno, mentre per il Barbaresco Riserva sono necessari almeno 50 mesi, di invecchiamento, di cui 9 in legno. Al palato il Barbaresco è ruvido come il Nebbiolo, ma si distingue per le note floreali e minerali, che dipendono in modo netto dal terreno da cui ha origine. Il Barbaresco a tavola è perfetto con le classiche preparazioni piemontesi a base di carne a lenta cottura, i formaggi molto stagionati e ovviamente il tartufo. Grazie alle infinite combinazioni tra terreno, microclima, esposizione e cura della vigna si può dire che c’è un Nebbiolo per ogni gusto ed è questa la bellezza di un unico vitigno che si esprime in modo così vario nel raggio di pochi chilometri.