L’origine dei vigneti “Thomas Niedermayr” è nella tenuta Hof Gandberg, sul pendio che domina San Michele ad Appiano (BZ), in Alto Adige. La visione pionieristica di Rudolf Niedermayr, padre di Thomas, è sempre stata quella di creare un’agricoltura di alta qualità in armonia con la natura e con passione ha tradotto in una prassi questa visione: già dagli anni 80 il suo pensiero si è rafforzato anche nella viticoltura che diventa biologica. Ma bisognava creare un ciclo di produzione completo con orticoltura, frutticoltura, allevamento e viticoltura biologici: si trattava di concetti di biodiversità e cicli economici sostenibili. A partire dal 1991 la tenuta Hof Gandberg divenne membro dell’associazione Bioland e dal 1993 la tenuta ha integrato anche la pigiatura. Da quel momento in poi fu possibile accompagnare il vino in tutto il suo sviluppo, dall’uva fino alla bottiglia. Si concludeva così il ciclo di produzione che seguiva quello della natura. Nel 2012 Il figlio Thomas prende la gestione con l’intenzione di lasciar libera la natura anche in cantina: ecco come nascono vini sorprendenti, curati e piacevoli, frutto del lavoro di un grande perfezionista. Le viti che circondano la tenuta, tra i 500 e i 530 metri di altitudine, sono influenzate dal particolare microclima delle buche di ghiaccio (o pozzo glaciale, un fenomeno naturale di alcune formazioni rocciose dove in presenza di fessure fra i macigni si possono verificare fenomeni di inversione termica, cioè l’aria fredda è più pesante di quella calda e ristagna sul fondo di queste fessure) e dal Gandberg, l’imponente massiccio roccioso che si erge alle loro spalle. I vini che vengono prodotti in queste zone si distinguono pertanto per la notevole freschezza e vitalità. Thomas Niedermayr nella sua tenuta coltiva 2 ettari di vitigni non molto noti come i bianchi Solaris, Bronner, Sovignier gris e Muscaris, mentre i protagonisti tra i rossi sono il Cabernet Cantor e il Cabernet Cortis. Li conoscete? Si tratta dei cosiddetti vitigni PIWI, la cui particolarità è la resistenza ai funghi i quali attaccano comunque la pianta ma vengono fatti letteralmente morire di fame dal vitigno che, reagisce privandolo di ogni sostanza nutritiva: le foglie di vite avranno minuscole macchioline, rotonde e marroni, a testimonianza della battaglia vinta. L’idea di questi vitigni speciali è nata perché a metà del XIX secolo la viticoltura europea subì l’attacco di malattie fungine debellate con interventi chimici ma alcune varietà di viti selvatiche si salvarono senza nessun aiuto perché avevano sviluppato per milioni di anni una resistenza a tali malattie. Così, mediante incroci ottenuti naturalmente, alcuni pionieri della viticoltura riuscirono a trasportare la resistenza delle viti selvatiche nelle più deboli viti coltivate. Se un vitigno possiede la resistenza agli agenti fungini si vede subito, ma per valutarne la qualità dell’uva, la produttività del raccolto e l’idoneità del vino c’è bisogno di tempo e pazienza: servono almeno cinque o sei anni per poter capire se il risultato è perfetto. Chi come Thomas si è specializzato nella produzione di vini naturali di alta qualità deve accompagnare il vino in tutto il suo sviluppo. Solo così, seguendo il processo passo dopo passo, è possibile comprendere il vino come prodotto finale e garantirne la naturale autenticità e l’assoluta purezza. E siamo d’accordo con Thomas che la natura è la forma più sublime della qualità.
Uve: Solaris e altri 2 vitigni in quantità minori Anno: 2019 Gradazione alcolica: 14 % Formato: 75 cl
Uve: Solaris 100% Anno: 2018 Gradazione alcolica: 14 % Formato: 75 cl