Vi abbiamo già parlato del Prosecco, come eccellenza italiana esportata in tutto il mondo, ma se vogliamo parlare del Top, del livello qualitativamente migliore che si può ottenere dal Prosecco allora dobbiamo stappare un Cartizze. Per inquadrare un po’ la situazione, sappiamo che la sua zona di produzione comprende quindici comuni e si estende su un’area di circa 20.000 ettari. La vite è coltivata solo nella parte più soleggiata dei colli, ad un’altitudine compresa tra i 50 e i 500 metri sul livello del mare, mentre il versante nord è in gran parte ricoperto di boschi. Nell’Albo sono iscritti circa 6.000 ettari di vigneto e, di questi, poco più di 100 si trovano nel Cartizze, nel comune di Valdobbiadene, tra le frazioni di Saccol, San Pietro di Barbozza e Santo Stefano. Il tratto peculiare però è quello di provenire da una zona più simile alla montagna, rispetto alla pianura o alle colline basse dove si produce generalmente il Prosecco. Da disciplinare, la produzione della DOCG Prosecco è di 135 quintali per ettaro mentre per il “Cartizze” la resa in vigneto è di 120 quintali per ettaro: qui è proprio il caso di dire che meno quantità corrisponde a maggior qualità. Inoltre, se diamo un po’ di numeri, di bottiglie di Prosecco se ne producono più di 600.000.000 l’anno mentre di Cartizze poco più di 1.000.000: giusto per rendere l’idea, di Champagne se ne producono circa 300.000.000 mentre di Spumante metodo tradizionale circa 30.000.000. Grazie a questa sua esclusività il Cartizze è molto raro da trovare e solo locali, ristoranti e wine bar selezionati propongono nel loro menu alcune etichette di Cartizze. Una volta nel calice, pur essendo a tutti gli effetti un Prosecco, si presenta con un colore più intenso, un bouquet di profumi più ampio e ha un gusto più deciso e strutturato. Detto in breve, il Cartizze è un Cru, cioè il prodotto di una zona precisa di elevata qualità, all’interno di una più vasta area di produzione. Non so a voi, ma a me tutti questi numeri fanno sempre venire una gran sete!