Abbiamo già parlato del Nebbiolo e di come questo vitigno sia l’espressione di una combinazione precisa di microclima, terreno e esposizione. Sicuramente il vino 100% Nebbiolo più famoso è il Barolo, così speciale proprio per le condizioni uniche del terroir in cui cresce e perché realizzato con uve di Nebbiolo coltivate esclusivamente in 11 comuni piemontesi: Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d’Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d’Alba, Novello, Serralunga d’Alba e Verduno. Il Barolo si riconosce per il suo colore rubino limpido e trasparente, che con il passare degli anni vira verso l’arancione e per l’inconfondibile profumo di lamponi, ribes nero, ciliegie sotto spirito. Come per il fratello Barbaresco, anche nel Barolo si riconoscono i profumi legati alle Langhe, soprattutto il tartufo, con cui crea un matrimonio perfetto anche perché in bocca il Barolo è ruvido e terroso ma diventa più morbido e persistente con l’invecchiamento. Questi due grandi vini si differenziano principalmente per il terreno e per le regole di invecchiamento. Nel Barbaresco il terreno è più ricco di sostanze nutritive e le viti non producono tannino tanto quanto nel Barolo. Secondo il disciplinare, possiamo definire Barolo un Nebbiolo in purezza che affina per almeno 3 anni, di cui almeno 18 mesi in botte mentre per il Barolo Riserva si parla di 5 anni di affinamento, di cui 18 mesi in legno. Per il Barbaresco i tempi di invecchiamento si riducono: si parla di almeno 2 anni, di cui 9 mesi in legno mentre il Barbaresco Riserva invecchia di almeno 4 anni, di cui 9 mesi in legno. In sintesi, possiamo dire che il Barolo ed il Barbaresco hanno forti differenze di aroma, struttura e colore nonostante la matrice comune: sono due vini figli dello stesso vitigno, coltivati a poca distanza che si esprimono ognuno a modo proprio, come due fratelli gemelli…e a noi non resta che stappare e decidere quale sia la nostra bottiglia preferita.