Sul fatto che Leonardo da Vinci fosse un genio assoluto non ci sono dubbi ma che fosse anche un appassionato estimatore e studioso del “divino licore dell’uva” forse non è noto a tutti. Una passione ereditata dall’attività di vignaioli della sua famiglia che Leonardo celebra in molti modi nel corso della sua vita: esprime la sua genialità come agronomo ed enologo dando istruzioni precise e consigli rivoluzionari sia per la vigna che per la conservazione del vino. Si trovano diversi schizzi di grappoli d’uva appesi e di botti, che suggeriscono importanti intuizioni sulla vinificazione, e nei suoi scritti cita spesso tre vitigni particolarmente amati come Malvasia, Passerina e Moscato. Il vino è persino accettato da Leonardo come pagamento per le sue opere: ed è quello che accade anche quando Ludovico il Moro lo chiama a Milano nel 1482 per comissionargli il Cenacolo e gli regala una vigna, come segno di riconoscenza per il lavoro svolto ma soprattutto con l’intenzione di farlo sentire a casa in una città dove Leonardo trascorrerà 18 anni. La Vigna di Leonardo era situata vicino a Santa Maria delle Grazie e copriva circa 8.000 metri quadri ed è l’unico bene citato nel testamento. Dopo la morte di Leonardo nel 1519 per 400 anni non si sa più nulla della vigna fino al 1920 quando l’architetto Portaluppi, proprietario di Casa degli Atellani, ne riqualifica una parte. Un lavoro inutile perché i bombardamenti su Milano del 1943 causano un incendio che distrugge tutto il vigneto, ma non le radici. Grazie a uno studio dell’Università di Milano è stato possibile recuperarne il DNA, scoprire che si tratta di Malvasia Aromatica e riprodurla in modo identico: in occasione di EXPO 2015 il vitigno recuperato è stato reimpiantato nel luogo esatto dove si trovava quando Leonardo viveva in città e sta dando i suoi frutti. E’ il sogno di Leonardo che vive dopo 500 anni e che è possibile visitare in un luogo davvero magico.