Alzi la mano chi non ha mai bevuto uno Chardonnay! Non ha segreti, è il vino bianco più conosciuto in Italia e all’estero ed è tra i vitigni a bacca bianca più coltivati al mondo, grazie alla sua grande adattabilità a climi e terreni differenti, anche se privilegia mettere le radici in terreni calcarei argillosi, accarezzato da una brezza collinare e senza troppa umidità intorno. Secondo alcuni le sue origini possono essere mediorientali ma è certo che lo Chardonnay ha iniziato ad essere coltivato in Borgogna (Francia). In Italia lo troviamo in Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e in Sicilia. Ovviamente terreno, clima e altitudine hanno un peso rilevante nel determinare il gusto, il colore e il profumo dello Chardonnay ma anche il metodo con cui viene vinificato ha il suo peso. Se vinifica in botte, avremo un classico vino Chardonnay di un bel giallo paglierino – un po’ più dorato per quelli più invecchiati, con un gusto morbido e corposo e le note dominanti saranno la vaniglia, il caramello, il legno e la nocciola. Se invece lo vinifichiamo in vasche di acciaio avremo uno Chardonnay tendente al verdino chiaro, fresco e acidulo, con note di mela, pera, pesca e melone. Le caratteristiche organolettiche dello Chardonnay permettono di usarlo in purezza per produrre vini spumanti oppure unirlo ad altri vitigni per ottenere vini bianchi secchi. Solitamente si vendemmia in settembre così che gli acini mantengano la giusta acidità. Ma possiamo nasconderlo in cantina? Anche in questo caso è il metodo di vinificazione che fa la differenza: se matura e fermenta in legno si ottiene un bianco barricato che si conserva perfettamente per 5 o 6 anni. Se la vinificazione avviene in acciaio avremo un vino più fresco che è meglio bere entro 2 anni.